Allarme nel settore energetico italiano: Enel chiede l’arresto immediato. Scopri le ragioni dietro questa richiesta e le implicazioni per il futuro del Paese.
Nell’ambito dell’energia idroelettrica italiana, si profila un periodo di incertezza e inquietudine che getta un’ombra sul futuro del settore. Le sfide emergono dal fatto che entro il 2029, ben l‘86% delle concessioni idroelettriche rischierà di essere sottoposto a un processo competitivo a livello europeo, aprendo così le porte a un potenziale scenario di “privatizzazione”.
Questa prospettiva ha scatenato reazioni preoccupate da parte di figure di spicco nel panorama energetico italiano, tra cui Giuseppe Argirò, amministratore delegato di Cva e vicepresidente di Elettricità Futura, nonché Nicola Lanzetta, direttore Italia del Gruppo Enel, la principale azienda del settore.
Argirò mette in guardia sul pericolo connesso alla partecipazione a gare europee, sottolineando che non si tratta solo di introdurre una dose di competizione, ma potrebbe comportare un vero e proprio rischio di privatizzazione. Questo è particolarmente critico considerando che le infrastrutture idroelettriche sono essenziali per la sicurezza energetica nazionale.
Il dirigente evidenzia che le principali aziende del settore, rappresentando oltre il 70% della produzione idroelettrica, sono attualmente pubbliche o comunque legate al settore pubblico. L’ipotesi di gare europee aprirebbe la strada a un’azione di dumping da parte di grandi operatori finanziari, accompagnata da contenziosi significativi. Il risultato potrebbe essere un ritardo degli investimenti, con possibili ripercussioni sul settore fino al 2030.
Argirò richiama l’attenzione sul ruolo cruciale dell’idroelettrico nella sicurezza del Paese, sottolineando la capacità di queste centrali di ripristinare il sistema elettrico nazionale in situazioni critiche, come dimostrato dal blackout del 2003. Lanzetta del Gruppo Enel si unisce al coro di preoccupazioni, focalizzandosi sulla potenziale perdita di controllo dell’idroelettrico italiano. Egli sottolinea che il 40% di tutte le rinnovabili italiane è rappresentato dall’idroelettrico, definendolo il rinnovabile più nobile e strategico.
La sua principale preoccupazione è che, attraverso aste o gare libere, questa risorsa possa sfuggire al controllo nazionale, mettendo a repentaglio la sicurezza energetica e agricola del Paese. Entrambi gli esperti propongono una soluzione chiara: interloquire con gli attuali concessionari, permettendo loro di continuare l’esercizio delle risorse idroelettriche a fronte di piani di investimenti ben strutturati. Questa via, già seguita in passato, potrebbe garantire la continuità e la gestione oculata di questa risorsa strategica per l’Italia. La chiave, secondo loro, è fornire certezze e promuovere investimenti immediati anziché attendere il 2029.