Amianto, cosa fare se il proprietario non vuole rimuoverlo a sue spese? Attenzione a questi casi: come potete difendervi

La presenza di amianto può essere veramente pericolosa soprattutto per la salute umana. Cosa fare se si è in affitto per rimuoverlo?

La presenza dell’amianto in edifici pubblici, privati e condominiali è un tema cruciale, poiché questo materiale rappresenta un grave rischio per la salute umana. Quando si individua la presenza di amianto, la legge impone una serie di obblighi e responsabilità. Tuttavia, cosa succede quando il proprietario non è disposto a sostenere i costi della rimozione?

Cosa fare se c'è presenza di amianto
Come comportarsi se il proprietario non vuole pagare per rimuovere l’amianto? – (Newsicily.it)

La responsabilità principale per la rimozione dell’amianto ricade sul proprietario del bene, come stabilito dall’articolo 12, comma 3, della legge 257/1992. Questa normativa impone ai proprietari degli immobili il costo delle operazioni di rimozione dell’amianto. Tuttavia, cosa accade se il proprietario non è disposto a ottemperare a questo obbligo finanziario? Ebbene, la legge può aiutarci a capire che cosa fare.

Come agire secondo la legge

Per comprendere la questione, è fondamentale distinguere tra il proprietario e il detentore del bene. Se il soggetto è in affitto o ha un comodato d’uso gratuito, la responsabilità primaria rimane al proprietario, che deve coprire i costi della rimozione. Il detentore ha l’obbligo di segnalare la presenza dell’amianto, ma non è responsabile finanziariamente per la sua rimozione, a meno che la situazione non rappresenti un pericolo immediato per la popolazione.

La legge spiega di chi è responsabilità
È il proprietario a dover pagare le spese – (Newsicily.it)

Se il proprietario non si assume la responsabilità finanziaria, l’autorità pubblica può imporre l’ordine di rimozione e bonifica. In tal caso, il detentore del bene potrebbe essere coinvolto nella rimozione solo se ha la disponibilità materiale del bene e lo stato dell’amianto rappresenta un pericolo. La giurisprudenza riconosce il dovere di monitoraggio e controllo a chi detiene fisicamente la struttura, anche se il detentore non è il responsabile finale dei costi.

La spesa per la rimozione dell’amianto è chiaramente stabilita dalla legge: l’articolo 12, comma 3, della legge 257/1992 impone che il costo delle operazioni di rimozione è a carico dei proprietari degli immobili. In caso di mancata adesione a questa normativa, il proprietario può incorrere in sanzioni, tra cui l’arresto fino a tre mesi o un’ammenda fino a 206 euro. Ulteriori sanzioni ambientali possono essere applicate in base alle norme vigenti.

È interessante notare che i curatori fallimentari possono essere chiamati a rimuovere l’amianto, soprattutto negli immobili costruiti prima del 1992. Tuttavia, il loro intervento è giustificato solo per misure indispensabili a prevenire o eliminare situazioni di danno o grave pericolo. Questo sottolinea l’importanza di affrontare tempestivamente la questione dell’amianto in contesti di fallimento immobiliare.

Nel contesto condominiale, l’amministratore è tenuto a individuare la presenza di amianto secondo il DM 06/09/1994. L’obbligo di bonifica scatta solo dopo una valutazione del rischio, che è sempre responsabilità dell’amministratore. La legge non richiede un mandato assembleare per avviare il processo di bonifica, ma l’amministratore può incorrere in sanzioni amministrative e penali se trascura di segnalare o smaltire correttamente l’amianto presente nella struttura amministrata.

In conclusione, la presenza di amianto nei vari contesti immobiliari richiede una gestione attenta e responsabile. Quando il proprietario esita a rimuovere l’amianto a sue spese, è essenziale conoscere i propri diritti e doveri, agendo in conformità con la normativa vigente e proteggendo la salute pubblica.

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