Alcuni recenti studi hanno dimostrato come delle semplici apnee notturne, spesso sottovalutate, possono portare a problematiche più serie.
Il russamento, il sonno agitato, la sudorazione notturna eccessiva e i frequenti risvegli notturni sono segnali che non dovrebbero essere ignorati. Questi, infatti, sembrano essere i primi sintomi dell’insorgere delle apnee notturne. Nel panorama della salute, emergono come un disturbo, a lungo sottovalutato, ma a quanto pare con possibili correlazioni ai deficit cognitivi e alle malattie cardiovascolari.
Un recente studio pubblicato sulla rivista Plos Biology, infatti, ha evidenziato la potenziale influenza di questa condizione sulla regolazione genetica, ponendo ulteriori riflettori sulle possibili implicazioni di questo fenomeno notturno che affligge più della metà degli italiani.
I risultati dello studio indicano che gli episodi di mancanza di ossigeno durante il sonno possono “alterare l’espressione genetica in varie parti del corpo”, con i polmoni che sembrano essere in prima linea. Il cuore, il fegato e il cervelletto subiscono anch’essi cambiamenti, aprendo così, da parte dei ricercatori, nuove strade di indagine sui possibili danni d’organo legati all’apnea ostruttiva cronica.
Apnee notturne: l’importanza di riconoscere il problema e curarlo
Non tutti lo sanno, ma la sindrome delle apnee notturne è caratterizzata da ostruzioni parziali (o complete), delle vie respiratorie superiori durante il sonno, accompagnate da una riduzione dell’ossigenazione del sangue e frammentazione del sonno. Questa condizione, se trascurata, può innescare una catena di eventi dannosi, inclusi rischi cardiovascolari come ipertensione, fibrillazione atriale, infarto e ictus.
Tuttavia, uno degli aspetti più preoccupanti è la possibile correlazione con la demenza. Studi recenti, come quello pubblicato sulla rivista Neurology, suggeriscono una connessione tra apnee notturne e una diminuzione del volume cerebrale, specialmente nell’area del lobo temporale mediale, coinvolto nella memoria e associato all’Alzheimer.
A tal proposito, il primario del Centro di medicina del sonno dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, Luigi Ferini Strambi, sottolinea che il trattamento delle apnee notturne potrebbe non solo migliorare la salute cardiovascolare ma anche proteggere la memoria e ritardare la degenerazione nervosa. La terapia più diffusa, la Continuous Positive Airway Pressure (CPAP), ha dimostrato efficacia nel mantenere le vie aeree aperte durante il sonno, mitigando così gli effetti dannosi dell’apnea.
Vista la complessità di un apparentemente banale condizione, l’individuazione dei sintomi è cruciale per riconoscere precocemente la sindrome delle apnee notturne. Il primario suggerisce che, oltre ai sintomi notturni, la sindrome può manifestarsi anche con ridotta libido, impotenza sessuale, cefalea al risveglio, disturbi di memoria e concentrazione, e talvolta sintomi depressivi.