Cosa fare per vincere la tremenda paura degli spazi chiusi conosciuta col nome di claustrofobia? Come fare per superarla o almeno gestirla.
Claustrofobia, chi ne soffre sa quanto possa essere invalidante la paura degli spazi stretti. Al claustrofobico (dall’unione del latino claustrum, luogo chiuso, e del greco phobos, paura) basta poco per essere assalito dall’angoscia. È sufficiente salire su un ascensore o trovarsi a percorrere un tunnel in autostrada, per non parlare di esami medici come la risonanza magnetica.
Chi soffre di questo di questo disturbo è terrorizzato all’idea di ritrovarsi rinchiuso. Spazi angusti, di piccole dimensioni, o posti affollati. Tutte situazioni ansiogene per la persona claustrofobica, che in genere soffre della mancanza di uno spazio libero interno a sé.
Ancora sono in parte ignote le cause scatenanti la claustrofobia. In gran parte dei casi sembra che all’origine ci siano dei fatti traumatici del passato, specialmente nella prima infanzia, legati proprio a spazi ristretti. Alcuni studi scientifici sottolineano anche il ruolo giocato dal funzionamento difettoso dell’amigdala, l’area cerebrale che appartiene al sistema limbico, in grado di condizionare la percezione dei pericoli.
I sintomi della claustrofobia sono quelli comuni a ogni altra fobia: intensa sensazione di paura, panico, difficoltà nella respirazione, sudorazione fredda, nausea e vertigini, desiderio inarrestabile di darsi alla fuga per paura della morte.
Conta poco o nulla che il pericolo sia irreale: il claustrofobico vive il fatto di trovarsi rinchiuso come un’esperienza terrificante dalla quale sottrarsi a ogni costo. Al punto da rinunciare anche alle vacanze se il viaggio prevede spostamenti in aereo o su strade trafficate con molti tunnel. E all’uso dell’ascensore preferirà salire anche molti piani di scale a piedi.
A volte la claustrofobia è un fenomeno passeggero, collegato a particolari momenti di stress e di generale affaticamento. Quando si presenta in maniera invadente – o perfino invalidante – sarà necessario andare alla radice del problema con l’aiuto di uno psicoterapeuta.
Per affrontare l’ansia e gli stimoli fobici sono molto utili le tecniche di rilassamento e di respirazione, la meditazione e i percorsi di psicoterapia cognitivo-comportamentale. Un approccio efficace è quello che prevede l’esposizione controllata e graduale a situazioni potenzialmente in grado di scatenare la fobia. Ad esempio passare del tempo in una stanza piccola, ma con le finestre aperte, o prendere l’ascensore per un solo piano. In questo modo la persona claustrofobica potrà gradualmente imparare a gestire gli attacchi di paura.
Ma cosa fare se veniamo colti da un attacco di claustrofobia? Per gestire le crisi d’ansia in uno spazio chiuso gli esperti consigliano di cercare di non cedere al panico e di mantenere il controllo della situazione. Altre cose utili da fare sono ripetere a noi stessi che non sta succedendo nulla e che possiamo farcela, respirare in maniera lenta e profonda continuando a ripeterci che tutto passerà in fretta.
Possiamo anche chiudere gli occhi per concentrarci su un pensiero positivo e sistemarci nella maniera più comoda possibile cercando di rilassare i muscoli. Come detto prima, se le crisi si ripetono con frequenza dovremo rivolgerci a un medico o a uno psicoterapeuta.