Kiel è diventata la prima città in Germania ad essere certificata come città a Rifiuti Zero e senza spreco: ecco cosa significa.
Kiel è stata certificata come la prima città tedesca a zero spreco. Le città a rifiuti zero stanno lavorando a piani per eliminare i rifiuti e introdurre un’economia più circolare che riduca le emissioni. Anche in India, la città di Pune sta lavorando a un’iniziativa Project Zero Waste con il World Economic Forum.
I rifiuti stanno alimentando la crisi del cambiamento climatico, della biodiversità e della perdita della natura, affermano le Nazioni Unite. Ecco perché uno stile di vita a rifiuti zero è una priorità assoluta negli sforzi volti a ridurre le emissioni di gas serra a livello mondiale e rallentare il riscaldamento globale. Di seguito, scopriamo cosa significa questa certificazione e cosa può insegnare il risultato di Kiel ad altre città in tutto il mondo.
Quali azioni sta intraprendendo la città di Kiel per azzerare lo spreco
La certificazione Zero Waste Cities (città a rifiuti zero), è uno standard europeo creato dalla rete no-profit per l’eliminazione dello spreco. È progettato per aiutare i paesi, le città e i distretti della regione a eliminare i rifiuti e introdurre un’economia circolare. Più di 480 autorità locali in Europa si sono impegnate a perseguire una visione a rifiuti zero, afferma Zero Waste Europe. Il piano Zero Waste City di Kiel comprende più di 100 misure per ridurre i rifiuti in media del 15% per persona, all’anno, entro il 2035. Mira inoltre a dimezzare i rifiuti residui – rifiuti che non possono essere riciclati – entro la stessa data.
Case, aziende, scuole, enti pubblici, eventi e il sistema dei rifiuti più ampio fanno tutti parte degli sforzi della città per ridurre i rifiuti. Le misure “zero rifiuti” di Kiel includono sovvenzioni fino a 200 euro (210 dollari) per acquistare pannolini lavabili invece di quelli usa e getta. “Un bambino usa fino a 6.000 pannolini usa e getta”, afferma la città sulle pagine web di Zero Waste City.
La città distribuisce anche sacchetti riutilizzabili gratuiti per frutta e verdura durante gli eventi, mentre agli enti pubblici è vietato l’uso di articoli monouso e un sistema di pagamento a consumo fa pagare le persone in base al peso dei rifiuti che buttano via. Un altro progetto a zero rifiuti prevede addirittura la trasformazione dei capelli di scarto dei parrucchieri in materiale che filtra l’olio dall’acqua, riferisce il quotidiano britannico The Guardian.
Altre città a rifiuti zero includono Tilos in Grecia, che ha visto una riduzione del 43% dei rifiuti solidi pro capite. Le iniziative Zero Waste a Tilos includono il riciclaggio di capsule di caffè, batterie e tessuti e la trasformazione dei rifiuti residui che non possono essere riciclati in combustibile alternativo. In Giappone, la città di Kamikatsu, sull’isola meridionale di Shikoku, ha firmato una “Dichiarazione Rifiuti Zero” 20 anni fa, secondo il Washington Post. I residenti di Kamikatsu dividono i loro rifiuti in 45 categorie e portano gli oggetti che non vogliono più al negozio dell’usato locale. Kamikatsu ha anche un birrificio artigianale a zero rifiuti, che produce birra da colture che altrimenti andrebbero sprecate.
In India, la città di Pune ha introdotto un’iniziativa Project Zero Waste. La città afferma che meno del 30% dei suoi rifiuti di plastica viene riciclato e che la consapevolezza della gestione dei rifiuti è bassa. Il progetto prevede workshop per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle buone pratiche in materia di rifiuti e sull’introduzione di migliori sistemi di gestione dei rifiuti nelle scuole e nelle università.