Chi si è ammalato di Covid può uscire di casa o andare al lavoro? Ecco cosa dicono le nuove regole aggiornate rispetto allo scorso anno.
A poche settimane dal Natale i contagi di Covid stanno di nuovo aumentando in Italia. Nella settimana tra il 30 novembre il 6 dicembre si sono registrati 59.498 nuovi casi positivi nel nostro Paese (+14% rispetto alla settimana precedente).
I nuovi casi sono spinti dalla variante Pirola, la cui incidenza sta aumentando. Ma cosa dovrebbe fare, in particolare in campo lavorativo, chi dovesse risultare positivo al Covid? Negli ultimi mesi sono cambiate molte cose sotto il profilo normativo.
In tanti si chiedono cosa fare: chi è positivo può andare al lavoro? Una domanda che fino allo scorso inverno aveva una risposta scontata (obbligo di quarantena per tutti i positivi, sintomatici e non). Ma da quando la pandemia è regredita a endemia le regole sono mutate. Ecco come funziona oggi.
Covid, cosa deve fare il lavoratore positivo al virus
Il Consiglio dei ministri del 7 agosto scorso ha cambiato le regole nel caso di positività al Covid, che oggi viene trattato come qualunque altra malattia virale. In pratica non è più previsto l’isolamento obbligatorio per chi risulta positivo al virus.
Sostanzialmente per stare a casa dal lavoro non basta più essere positivi al Covid: la positività da sola non è sufficiente a giustificare l’assenza sul luogo di lavoro. Dunque se in precedenza serviva soltanto il tampone positivo per far scattare il diritto all’indennità di malattia, con le nuove regole occorre dimostrare che a causa della positività al Covid non siamo nelle condizioni di svolgere regolarmente il nostro lavoro, come accade per ogni altra malattia.
Questo significa che solo quando sono presenti sintomi rilevati riconosciuti dal medico potremo restare a casa finché non saremo guariti. Perciò niente più certificati medici per telefono come accadeva solitamente in pandemia. Il medico dovrà accertare di persona lo stato di salute del lavoratore.
Il tampone positivo serve ancora?
I malati sintomatici perciò dovranno andare dal proprio medico e, paradossalmente, non sarà nemmeno necessario esibire il tampone positivo visto che quello che conta è accertare se le condizioni del lavoratore gli permettano o meno di lavorare. Il tampone non è più obbligatorio a meno che non serva (in alcuni casi specifici) attestare di essere negativi al Covid per accedere agli ospedali o nelle Rsa.
Il lavoratore ha dunque facoltà di decidere come comportarsi: se andare dal medico o andare al lavoro. A differenza del passato si può andare a lavorare anche in presenza di una sintomatologia da Covid. La ratio del certificato medico ora mira a tutelare il diritto alla salute del lavoratore, non più a proteggere i suoi colleghi da un possibile contagio.