Alcuni farmaci carenti, anche se molti usati o prescritti, non saranno più prodotti in Italia: la lista crea problemi a molti cittadini. Ecco di quali si tratta.
Negli ultimi anni, tanti pazienti hanno sperimentato a loro spese cosa voglia dire avere a che fare con dei farmaci carenti. Si tratta di prodotti che non sono, per un determinato periodo di tempo, disponibili nel nostro Paese perché l’AIC, e cioè il responsabile legale dell’autorizzazione e della commercializzazione del medicinale, non riesce a mettere a disposizione una produzione sufficiente rispetto ai bisogni dei cittadini.
Il problema viene prontamente segnalato dall’AIC all’AIFA (Agenzia italiano del farmaco) che provvede ad aggiornare periodicamente la lista dei prodotti carenti in Italia. I motivi per cui, a un certo punto, è difficile trovarli possono essere tanti: l’irreperibilità del principio attivo, per esempio, ma anche problemi nella produzione, nella distribuzione o improvvise richieste enormi dovute a determinate patologie o emergenze sanitarie.
Per limitare queste carenze, l’AIFA può anche decidere di bloccare le esportazioni di un determinato farmaco per far sì che ce ne sia a sufficienza in Italia. Ma soprattutto i disagi vengono limitati dal ricorso a medicinali equivalenti, cioè prodotti bioequivalenti rispetto a quelli irreperibili in un determinato periodo e che possono essere ugualmente prescritti dai sanitari. Di fatto, cambia il marchio, ma non la funzione per il paziente.
Nell’ultimo aggiornamento del 2 aprile, troviamo farmaci come l’Abacavir e Lamivudina, un combinato a dose fissa che può essere prescritto per trattare l’Hiv e solitamente viene utilizzato con altri antiretrovirali. Come si può leggere dalla lista dell’AIFA, la commercializzazione è stata definitivamente bloccata, ma ci sono diversi equivalenti, per cui in questo caso il problema può essere arginato.
Scorrendo l’elenco, abbiamo farmaci ancora più comuni, come l’amoxicillina e acido clavulanico di alcuni marchi, penicillina per il trattamenti di infezioni. In questo caso, l’elevata richiesta fa sì che il farmaco sia carente e i costi per la sostituzione con equivalenti disponibili sul mercato è a carico del sistema sanitario nazionale.
È cessata anche la messa in commercio di farmaci comuni come il Benagol e ci sono ancora diversi problemi con l’ibuprofene, in particolare con il Buscofen, sempre secondo quanto comunicato dall’agenzia del farmaco. Occhio anche all’Esomeprazolo: la fornitura discontinua sta provocando alcune carenze sul mercato, ma anche in questo caso il medico può fare ricorso agli equivalenti.