Un frammento di passato, la vecchia lira e l’idea che oggi, proprio questi oggetti potrebbero portare ricchezza.
L’idea che una vecchia moneta possa in un modo o nell’altro rappresentare l’opportunità di un facile guadagno non è sempre presente nella mentalità della maggior parte dei cittadini italiani e non solo. Certi elementi, in qualche modo mancano e, esclusi appassionati e collezionisti, le informazioni di base, relative a questo specifico contesto, sono assolutamente ignorate.
La verità invece è un’altra. Negli ultimi anni, le riflessioni, le operazioni, i discorsi relativi a questo specifico ambito si sono più che mai evolute, portando, di conseguenza a una maggiore consapevolezza. Protagonista di questa apparente rivoluzione è senza dubbio il web, capace di stanare, specifici elementi e renderli molto più accessibili, in qualche modo, a gran parte dei cittadini.
In linea di massima, non si ha piena consapevolezza di come alcuni esemplari di moneta possano arrivare a valere, in qualche modo, cifre consistenti. Esemplare dal valore nominale basso, spesso addirittura dimenticate, possono, di fatto, essere del tutto non considerate dagli stessi cittadini
Le sorprese, invece, spesso arrivano proprio in quei casi. C’è un moneta in particolare, un vecchio esemplare appartenuto alla grande famiglia della lira, conio che ha fatto la storia del nostro paese, accompagnando l’Italia stessa in momenti di grandi tragedie e anche di grandi speranze.
La vecchia 20 lire, è la protagonista nelle ultime settimane di particolari riflessioni da parte dei collezionisti di tutto il mondo. Storicamente, questo taglio specifico nasce nel 1861 con l’unificazione del paese e il primo conio avvenuto a Torino.
Numerose negli anni le versioni coniate della stessa moneta, protagonisti su uno dei due versi sono stati rispettivamente, Vittorio Emanuele II, Umberto I e Vittorio Emanuele III. Con la Repubblica arrivano le prime 20 lire definite “quercia” per l’immagine riportata sempre su uno dei due lati.
Tra le più ricercate, al momento, troviamo, per esempio quelle coniate tra il 1861 e il 1870, in oro. Il valore potenziale relativo, in ottime condizioni di conservazione, arriva, oggi tra i 700 euro e i 1000 euro. Altro pezzo pregiato è la 20 lire Umberto I del 1885. Un fior di conio, di questo specifico esemplare, oggi può arrivare a valere quasi 2000 euro.
La perla assoluta, in merito all’esemplare in questione è però un’altra. Il riferimento è alla versione del 1928 sulla quale è riportato il volto di Re Vittorio Emanuele III con il celebre “Cappellone”. Qualche anno, fa, proprio questa particolare moneta, è stata venduta all’asta per l’incredibile cifra di 129mila euro. Parliamo di una delle monete, in assoluto, più rare di sempre. Tesori dimenticati, a volte, ma spesso, incredibili sorprese che fanno la fortuna di chi custodisce questi particolari gioielli.