In Italia, il percorso verso la pensione di vecchiaia segue regole ben precise, stabilite per garantire un equilibrio tra il diritto al riposo ed il sostentamento economico dei lavoratori giunti alla fine della loro carriera.
Tuttavia, esistono delle eccezioni che permettono l’accesso anticipato alla pensione, una delle quali riguarda la possibilità di ritirarsi dal mondo del lavoro già all’età di 61 anni.
Accedere alla pensione anticipata all’età di 61 anni è una possibilità concreta, ma richiede attenta pianificazione e valutazione dei pro e contro associati ai vari passaggi necessari.
Vediamo insieme come è possibile sfruttare questa opportunità e quali sono i passaggi da seguire.
Per i lavoratori che mirano a lasciare anticipatamente il lavoro, il primo step consiste nell’ottenere l’indennità di disoccupazione Naspi. Questa opzione richiede la collaborazione del datore di lavoro, che deve procedere al licenziamento del dipendente affinché questi possa beneficiare dell’indennità. È importante sottolineare che tale indennità è accessibile solo in caso di perdita non volontaria del posto di lavoro; le dimissioni non danno diritto alla Naspi.
Una volta ottenuto il licenziamento e presentata la domanda per la Naspi, il lavoratore avrà diritto a ricevere tale indennità per un periodo corrispondente alla metà delle settimane contributive accumulate negli ultimi quattro anni. Per chi ha alle spalle una lunga carriera lavorativa, ciò significa godere dell’indennità massima prevista per due anni. L’importo della Naspi varia in funzione della retribuzione media precedente e tende a ridursi nel tempo.
Dopo aver beneficiato della Naspi per due anni e atteso ulteriori tre mesi dalla sua cessazione, è possibile fare domanda per l’Ape Sociale. Questa forma di anticipo pensionistico richiede specifici requisiti: avere compiuto 63 anni e 5 mesi d’età, aver versato almeno 30 anni di contributi previdenziali ed essere stati disoccupati a seguito di licenziamento involontario. L’Ape Sociale garantisce un sostegno finanziario fino al raggiungimento dei requisiti necessari per accedere alla pensione ordinaria senza subire decurtazioni nel tempo.
Nonostante le opportunità offerte dall’Ape Sociale e dalla possibilità di andare in pensione prima dei tempi stabiliti dal sistema previdenziale italiano standard (67 anni), esistono degli svantaggi significativi da valutare attentamente. La difficoltà nel convincere il datore di lavoro a procedere con un licenziamento strategico rappresenta uno degli ostacoli principali; inoltre bisogna considerare gli inevitabili sacrifici economici legati sia al periodo in cui si percepirà la Naspi sia durante quello dell’Ape Sociale.
Un altro aspetto critico riguarda l’impatto sul calcolo della futura pensione: optando per questa via si rischia infatti una riduzione dell’importo finale dovuta ai minori contributi versati durante il periodo dell’Ape sociale.