Quando si accumulano debiti iniziano i problemi, ma se ne può uscire grazie alla compensazione. Ecco di che cosa si tratta.
Quando si contraggono dei debiti, non è solo una questione di come assolvere il dovuto, ma anche psicologica, soprattutto se non si ha modo di saldarlo in tempi brevi.
Nella vita, infatti, possono capitare moltissimi imprevisti, e il più grave è certamente la perdita del lavoro. Se si perde l’impiego, infatti, si finisce in un tunnel perché ci sarà un periodo che può essere breve o lungo – dipende dalla posizione che si cerca – in cui non si lavorerà e quindi si resterà a corto di denaro. È ovvio che una situazione debitoria logora non poco il debitore e che in questo periodo si cercherà di correre ai ripari.
Ci sono vari modi per saldare un debito (dipende da che tipo e con chi lo si contrae), e uno di questi è la compensazione. Per potersi liberare dei debiti con questo metodo, ovviamente, tutto va contestualizzato. Ci sono dei casi in cui, infatti, è possibile applicare la compensazione e altri in cui questo non si può fare.
Si parla di “compensazione”, come suggerisce il diritto civile, quando due soggetti hanno obblighi l’uno verso l’altro, e in questo caso occorre l’estinzione dei due debiti «per le quantità corrispondenti».
Un esempio concreto è questo: immaginiamo che Marco debba 700 euro a Francesco, e Francesco debba a Marco 500 euro. In questo caso, la cosa si può risolvere più facilmente con Marco che dà 200 euro a Francesco, in modo che i due obblighi si estinguano col metodo della compensazione. Esistono tre tipi di compensazione, ossia legale, giudiziale e volontaria.
Se i debiti sono omogenei, liquidi, esigibili o certi, si potrà applicare una compensazione legale. Se invece uno dei crediti non è liquido ma può essere liquidato facilmente, ci si troverà di fronte a compensazione giudiziale. La compensazione volontaria, prevede, invece, un accordo tra i due soggetti, totalmente libero.
Non si possono compensare crediti per la restituzione di cose tolte al proprietario ingiustamente, né quelli per restituire cose depositate o date in comodato. Idem per i crediti impignorabili e quelli per cui il debitore ha rinunciato alla compensazione. Esiste anche una compensazione fiscale, e per questa bisogna seguire gli adempimenti previsti dall’Agenzia delle Entrate.