Il progresso porta benefici ma anche qualche “effetto collaterale”. L’intelligenza artificiale metterà a rischio migliaia di posti di lavoro.
Non si può fermare il progresso e non sarebbe nemmeno auspicabile farlo. Il progresso, tuttavia, a fronte di numerosi benefici, porta anche qualche effetto indesiderato. L’intelligenza artificiale lascerà senza lavoro migliaia di persone e, in definitiva, anziché arricchirci ci renderà più poveri.
Ogni avanzamento scientifico e tecnologico porta dei benefici. Basti pensare agli enormi progressi fatti dalla medicina negli ultimi anni: oggi si guarisce da malattie che prima erano incurabili. Pensiamo anche a come la tecnologia abbia migliorato e semplificato le nostre vite: dalle automobili agli elettrodomestici fino alla domotica.
Il progresso non si può fermare e non sarebbe nemmeno auspicabile farlo. Ma ogni progresso porta con sé anche qualche effetto indesiderato che si ripercuote su determinate persone. Magari non su tutte ma solo su determinate fasce della popolazione. È avvenuto così in ogni epoca a ben pensarci. Questa è quella dell’intelligenza artificiale che sta prendendo sempre più piede nella nostra società. Migliorerà le nostre vite? Sotto alcuni aspetti certamente sì ma sotto altri no: si prevede che, proprio a causa dell’intelligenza artificiale, migliaia di persone resteranno senza lavoro.
Intelligenza artificiale: ecco chi perderà il lavoro
Siamo tutti necessari ma forse nessuno è indispensabile. Non sul lavoro almeno. Fatta eccezione per pochissimi ruoli altamente specializzati, migliaia di persone potranno essere sostituite da robot e algoritmi nei prossimi anni. Secondo le stime sono a rischio migliaia di posti di lavoro. L’intelligenza artificiale potrebbe renderci tutti più poveri.
Stando a quanto emerso dall’ultima ricerca Fps sull’impatto dell’Intelligenza artificiale nella Pubblica Amministrazione, nei prossimi anni il 12% dei dipendenti pubblici potrebbe ritrovarsi disoccupato. Circa 218.000 persone potrebbero restare senza lavoro mentre 1,8 milioni di lavoratori dovranno abituarsi a collaborare con l’Intelligenza artificiale.
Si prevede, infatti, una collaborazione nel caso di ruoli direttivi e molto specializzati. Chi, invece, all’interno della Pubblica amministrazione svolge un ruolo non specializzato potrebbe essere sostituito. Cosa possiamo fare di fronte a questa rivoluzione epocale che rischia di rendere più povere migliaia di persone?
Il progresso, come già ribadito, non lo si ferma. Secondo gli esperti del settore è urgente un ripensamento delle mansioni all’interno della Pubblica Amministrazione dove gran parte dei dipendenti svolgono compiti ripetitivi e routinari come macchine. Urge un ripensamento in chiave più umana e creativa, urge lavorare su competenze laterali, sull’intelligenza emotiva e l’empatia.
Serve, insomma, una revisione dei processi di formazione che sia orientata allo sviluppo di competenze come creatività, adattabilità, pensiero critico e laterale e soft skill non strettamente tecniche. Bisogna, insomma, riqualificare i dipendenti che, diversamente, rischiano di ritrovarsi disoccupati a 40-50-60 anni, età in cui è molto più difficile reinventarsi e intraprendere da zero una nuova professione.