Le dichiarazioni rilasciate da un poliziotto durante l’esercizio delle sue funzioni godono di una particolare credibilità agli occhi della legge, grazie al principio della “fede pubblica”.
Questo significa che ciò che viene attestato da un agente in servizio, in merito a fatti ai quali ha assistito direttamente, ha un valore probatorio superiore rispetto alle affermazioni contrarie fatte da privati cittadini.
La ragione di questa disposizione è chiara: fornire solidità e affidabilità agli atti ufficiali redatti dalle forze dell’ordine. Tuttavia, questo non esclude la possibilità che possano verificarsi errori o malintesi.
La legge prevede specifiche procedure per contestare le dichiarazioni ritenute false contenute in un verbale redatto da un pubblico ufficiale. Tra queste, spicca la “querela di falso”, uno strumento giuridico attraverso il quale è possibile avviare una causa civile mirata a dimostrare l’infondatezza delle accuse riportate nel documento.
È importante sottolineare che non tutti gli elementi descritti nel verbale godono dello stesso grado di incontestabilità: solo i fatti personalmente osservati dall’agente sono protetti dalla presunzione di veridicità, mentre per gli altri è più semplice fornire una contestazione.
Multa dichiarazioni false: come affrontare la questione
Il procedimento per impugnare efficacemente le affermazioni degli agenti si articola attraverso la presentazione di prove concrete nel corso della querela di falso. Un recente pronunciamento della Cassazione (ord. n. 20363/2024) ha chiarito ulteriormente questo aspetto, stabilendo che anche i familiari del soggetto multato possono essere ammessi a testimoniare contro il verbale dei vigili urbani. Questa decisione apre nuove prospettive nella difesa dei cittadini contro sanzioni ingiuste basate su attestazioni errate o mendaci da parte delle autorità.
Un caso emblematico riguarda un uomo sanzionato per sosta vietata senza essere stato colto in flagranza dall’agente verbalizzante; grazie alla testimonianza della moglie, il ricorso è stato accolto favorevolmente dai giudici supremi, invalidando così le accuse mosse nei suoi confronti.
Questa sentenza rappresenta un importante precedente e conferma la possibilità per i cittadini di opporsi efficacemente alle multe basate su dichiarazioni false o imprecise degli agenti delle forze dell’ordine. La testimonianza dei familiari del trasgressore diventa così uno strumento valido e utilizzabile in sede giudiziaria per ribaltare situazioni ingiuste e ripristinare la verità dei fatti.
In conclusione, sebbene le dichiarazioni degli agenti godano di una presunzione legale di veridicità e accuratezza, esistono vie legalmente previste attraverso cui i cittadini possono difendersi dalle ingiustizie derivanti da errori o falsità contenute nei verbali ufficiali. La recente giurisprudenza dimostra l’impegno del sistema giudiziario nell’assicurare equità e giustizia anche nelle controversie tra privati cittadini e rappresentanti delle forze dell’ordine.