In pensione con cinque anni d’anticipo e con una tassazione agevolata fino al 9%. Cos’altro chiedere? È possibile con la rendita anticipata.
Andare in pensione prima di quanto previsto è il sogno di molti. Questo perché è assolutamente legittimo pensare di godersi il riposo meritato quando si è ancora giovani. Ma come fare? Oggi una possibilità concreta c’è e consente di andare in pensione anche con cinque anni d’anticipo. Ecco la strada da percorrere.
L’acronimo da tenere a mente, quest’anno, è RITA: Rendita Integrativa Temporanea Anticipata. Anche in questo 2024 si propone come strumento davvero efficace per chi sogna di andare in pensione in anticipo. Questa opzione, infatti, consente di ricevere una sorta di pensione anticipata fino a cinque anni prima dell’età di pensionamento di vecchiaia, senza requisiti anagrafici specifici. Importante, il fatto di poter usufruire di una tassazione agevolata fino al 9%. Vediamo insieme come funziona il meccanismo regolato dalla RITA.
In pensione cinque anni prima: ecco come RITA può fare al caso vostro
Grazie alla RITA si può accumulare il capitale accumulato nei fondi pensione per ottenere una rendita mensile o, al massimo, trimestrale. Parliamo sostanzialmente di fondi negoziali, fondi aperti e PIP (Piani Individuali Pensionistici). E così, dunque, questa rendita accompagnerebbe il lavoratore fino alla pensione, permettendogli per esempio, di ritirarsi dal lavoro a 62 anni e con 20 anni di contributi versati.
Per accedere alla RITA, è necessario smettere di lavorare. Questo trattamento è riservato solo a coloro che hanno redditi da lavoro. Per mantenere lo status di disoccupato, non bisogna superare un reddito massimo: 8.174 euro per il lavoro subordinato o parasubordinato e 5.500 euro per il lavoro autonomo nel 2023. Oltre alla cessazione dell’attività lavorativa gli altri requisiti sono quelli di essere a massimo 5 anni dalla pensione di vecchiaia prevista dal regime previdenziale di appartenenza e di avere almeno 20 anni di contributi e almeno 5 anni di versamenti al fondo complementare.
Per chi è disoccupato da almeno 24 mesi, basta che manchino 10 anni alla pensione di vecchiaia. Non è necessario presentare attestazioni INPS: basta un’autocertificazione che confermi il possesso dei requisiti, con l’impegno a fornire documentazione adeguata se richiesta.
Gli iscritti possono scegliere di destinare alla RITA l’intero montante accumulato o solo una parte. Se si opta per l’intero capitale, non si riceverà più la pensione integrativa; se solo una parte, la pensione integrativa sarà ridotta di conseguenza. Il fondo pensione stabilisce la periodicità dei versamenti, che non può superare i tre mesi. Ovviamente, per verificare il requisito dei 20 anni di contributi vi rimandiamo all’estratto conto integrato dell’INPS o dell’ente previdenziale di appartenenza.
Gli iscritti possono recedere secondo le modalità stabilite dai singoli fondi. Il trasferimento della posizione individuale comporta la revoca della RITA. Si applica una ritenuta del 15%, ridotta di 0,30 punti per ogni anno eccedente il 15º di partecipazione, fino a un massimo di riduzione di 6 punti percentuali. Se l’iscrizione alla previdenza è anteriore al 1º gennaio 2007, gli anni precedenti sono conteggiati fino a un massimo di 15.