Il desiderio di un lavoratore di essere trasferito più vicino alla propria famiglia è una tematica che tocca molti aspetti della vita professionale e personale.
Questo bisogno si fa particolarmente sentire quando il lavoro costringe a vivere lontani dai propri cari, situazione non rara in un contesto lavorativo sempre più globalizzato e mobile.
Tuttavia, la realizzazione di tale desiderio si scontra con diverse complessità, soprattutto nel settore pubblico dove le procedure per il trasferimento sono regolate da normative specifiche.
Affrontare le sfide poste dal desiderio o dalla necessità del ricongingumento familiare implica navigare attraverso una complessa rete legislativa e amministrativa.
Le recenti sentenze potrebbero segnare l’inizio di un cammino verso una maggiore flessibilità nelle politiche relative al lavoro ed alla vita privata dei dipendenti pubblici.
Trasferimento per ricongiungimento familiare: una panoramica
Per i dipendenti pubblici, la richiesta di trasferimento segue un iter ben definito che prevede, in primo luogo, la pubblicazione di un bando per la mobilità. Solo dopo tale pubblicazione è possibile presentare domanda e sperare di ottenere il trasferimento sulla base della posizione nella graduatoria. Questa procedura riflette l’intento dell’amministrazione di gestire le risorse umane in modo ordinato e conforme alle esigenze organizzative.
Esistono tuttavia delle eccezioni che permettono ai dipendenti pubblici di richiedere il trasferimento al di fuori dei canali ordinari. Tra queste troviamo le disposizioni a favore del personale delle Forze Armate e della Polizia, oltre a due casi specificamente disciplinati dalla normativa: il D.lgs 151/2001 relativo alla tutela della maternità e paternità e la Legge 104/1992 concernente l’assistenza ai familiari disabili.
Il Testo Unico sulla maternità e paternità offre ai genitori con figli minori fino a 3 anni la possibilità di chiedere un’assegnazione temporanea presso una sede più vicina all’altro genitore lavoratore. Questa opportunità è tuttavia limitata dalla disponibilità dei posti vacanti e dall’accordo tra le amministrazioni coinvolte.
La Legge 104/1992 estende questa possibilità anche ai dipendenti che necessitano di assistere un familiare disabile grave, consentendo loro di ottenere il trasferimento nella sede più vicina possibile. Anche in questo caso, l’effettiva realizzabilità del trasferimento è condizionata dalla disponibilità dei posti.
Nonostante queste aperture normative, ottenere il trasferimento per ricongiungimento familiare rimane spesso complicato a causa degli ostacoli burocratici e della discrezionalità delle amministrazioni nel gestire tali richieste. Inoltre, recentemente la Corte Costituzionale ha messo in discussione alcuni limiti impostati dal D.lgs 151/2001 riguardanti i criteri per il ricongingumento dei genitori lavoratori, aprendo così a possibili evoluzioni future nella materia.