Se lavori in nero, corri gravi rischi: queste sono le sanzioni a cui vai incontro

Lavorare in nero comporta gravi rischi per datori di lavoro e lavoratori. Ti spieghiamo a cosa vai incontro e perché non dovresti farlo.

Nel contesto in cui si trova l’Italia negli ultimi anni, sono sempre di più i datori di lavoro che assumono lavoratori in nero. Le difficoltà finanziare legate al pagamento delle tasse che comporta assumere un dipendente possono portare molti datori a questa scelta. E il bisogno di lavorare per andare avanti spinge molti lavoratori ad accettare. Ma cosa comporta lavorare a nero? Quali sono i rischi?

cosa rischia chi lavora a nero
Lavorare a nero comporta grandi rischi (newsicily.it)

Lavorare in nero può comportare rischi significativi non solo per i datori di lavoro, ma anche per i dipendenti che sfruttano questa situazione a loro favore. Contrariamente alla credenza comune, il lavoratore assunto senza un regolare contratto potrebbe essere soggetto a sanzioni più o meno gravi a seconda delle circostanze. La normativa vigente punisce coloro che, approfittando del lavoro in nero, cercano di ottenere indebitamente benefici economici dallo Stato destinati a chi versa in uno stato di bisogno economico.

A cosa si va incontro

L’introduzione del Reddito di cittadinanza e successivamente dell’Assegno di inclusione ha modificato le sanzioni per chi lavora in nero. L’articolo 7 del decreto n. 4 del 2019 stabilisce che chiunque renda dichiarazioni false o ometta informazioni per ottenere indebitamente il Reddito di cittadinanza può essere punito con la reclusione da 2 a 6 anni. Questa sanzione si applica anche a coloro che iniziano a lavorare in nero dopo aver ottenuto il diritto al reddito di cittadinanza, se non comunicano eventuali variazioni di reddito, con una pena da 1 a 3 anni.

grosse sanzioni per chi lavora a nero e percepisce benefici
Lavorare a nero ed avere aiuti dallo stato può comportare grosse sanzioni (newsicily.it)

Con il passaggio al Supporto formazione lavoro e all’Assegno di inclusione, le sanzioni per chi lavora in nero e tenta di ottenere indebitamente tali benefici restano comunque in vigore. L’articolo 8 del decreto n. 48 del 4 maggio 2023 mantiene le stesse pene previste per il Reddito di cittadinanza: da 2 a 6 anni di reclusione per chi nasconde redditi al fine di ottenere il sostegno, e da 1 a 3 anni per chi non comunica successivamente le variazioni che potrebbero comportare la perdita o la riduzione del beneficio.

La normativa non riguarda solo il Reddito di cittadinanza o l’Assegno di inclusione. Anche chi lavora in nero e si finge disoccupato rischia sanzioni. Infatti presentare dichiarazioni false può portare alla reclusione fino a 2 anni. Questo reato è disciplinato dall’articolo 483 del Codice Penale.

La sanzione diventa più severa per coloro che, lavorando in nero, percepiscono indebitamente l’indennità Naspi o altri aiuti sociali. In questo caso, si rischia una contestazione per indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. E viene punita con la reclusione da 6 mesi a 4 anni secondo l’articolo 316 del Codice Penale. Tuttavia, se la somma indebitamente percepita è inferiore ai 4.000 euro, si applica una sola sanzione amministrativa. L’importo varia dai 5.164 ai 25.822 euro. In ogni caso, l’importo della sanzione non può superare di tre volte il valore della somma percepita.

In conclusione, lavorare in nero comporta rischi non solo dal punto di vista legale per i datori di lavoro, ma anche per i dipendenti che cercano di trarne indebiti vantaggi.

Gestione cookie