Coloro che non hanno pagato le tasse oppure hanno rinvenuto errori e omissioni possono fronteggiare la questione con il ravvedimento operoso.
Questo strumento, previsto legalmente già dagli anni ’90, consente di regolarizzare eventuali deficit nella propria posizione fiscale, soprattutto laddove si parli di mancato versamento dei tributi e delle imposte. Con questo iter quindi si evita il contenzioso tributario.
Secondo l’articolo 13 del decreto del 1997 viene stabilito che è possibile usufruire del ravvedimento operoso andando così a ridurre la violazione, chiaramente se non sono state aperte delle apposite ispezioni.
Ravvedimento operoso: quando si può usare e cosa comporta
Una possibilità fondamentale per il cittadino italiano che si trova così ad avere uno strumento semplificato per andare a regolarizzare ogni tipo di problema fiscale, da illeciti a omissioni, con una sanzione che viene calcolata in maniera ridotta e soprattutto con interessi che vengono modificati a seconda del tasso vigente in quel momento.
Il ravvedimento si può utilizzare per saldare IVA, Ires, Irpef, Tari, Tasi, Imu, praticamente un po’ per tutte le imposte. Per poterlo sfruttare è necessario presentare una dichiarazione integrativa che serva a correggere il tributo precedentemente dichiarato, va indicato il codice specifico e poi bisogna compilare un modello apposito e quindi indicarne il numero nel modello F24 che si va a pagare.
Questi passaggi sono semplici ma essenziali perché consentono di identificare subito la procedura. Gli effetti positivi di questo sistema si applicano anche a livello penale perché con il ravvedimento si determina la non punibilità o circostanza attenuante dei reati tributari, se presenti.
Ci sono però diverse tipologie di ravvedimento, quindi è essenziale fare attenzione: quello Sprint che viene determinato laddove il contribuente si accorga subito dell’errore. In quel caso va regolarizzato tutto entro 14 giorni. Il ravvedimento Breve è la soluzione da utilizzare entro 30 giorni e poi vi è quello Trimestrale che si applica entro i tre mesi, quello Annuale e infine il Biennale. Ovviamente minore è l’arco di tempo intercorso e minori saranno anche le sanzioni.
La sanzione può essere ridotta di 1/10 per tributi e acconti entro 30 giorni, di 1/9 entro i 90 giorni, di 1/8 entro l’anno, di 1/7 laddove avvenga entro l’anno successivo, 1/6 entro il limite della presentazione successiva, 1/5 se invece avviene dopo la constatazione della violazione. Per capire quanto pagare bisogna considerare l’importo non versato quindi la differenza, la sanzione da applicare sul minimo e il tasso di interesse. Si può richiedere l’aiuto di un fiscalista per capire esattamente quanto versare per adempiere alla propria posizione senza errori.