Ci hanno fatto credere che gli stipendi 2024 aumenteranno e invece arriveranno dei duri tagli. Ecco quanto perderemo.
In base ad una ricerca commissionata dalla Confederazione Europea dei sindacati è emerso che l’Italia è il paese dell’Eurozona dove gli stipendi sono calati più che in qualsiasi altro posto.
A quanto pare gli stipendi in Italia sono calati del 2,3%, anche se i profitti delle aziende sono aumentati del 1,3%. Dunque, oltre ad avere i salari più bassi d’Europa la situazione sta ulteriormente peggiorando a causa dell’inflazione. Questo è quello che emerge da una ricerca commissionata dalla confederazione Europea dei sindacati.
In base all’ultima ricerca, nell’Unione Europea, l’Italia è il paese che ha le buste paghe più basse. Anche se l’intera Eurozona ha subito l’effetto negativo dell’aumento del tasso di inflazione, sembra che in Italia la situazione sia più grave che in qualsiasi altro paese.
Mediamente, in Italia, infatti uno stipendio è diminuito di circa lo 0,7% dal periodo della pandemia a oggi. Contro lo 0,2% di tutti gli altri paesi. Anche se l’Italia non è fanalino di coda: la Repubblica Ceca ha assistito a una riduzione del valore dei salari del 4,6%. Dunque, il nostro paese è penultimo: c’è poco da rallegrarsi.
L’altro dato da analizzare riguarda i profitti realizzati dalle aziende che a quanto pare sono incrementati del 1,3%. In questo caso, il dato è leggermente inferiore rispetto alla media degli altri paesi europei dove si è registrato un incremento del 1,9%. Nello specifico i maggiori aumenti dei profitti reali si sono verificati Slovacchia con l’8% e in Romania con il 7%. Anche in questi paesi gli stipendi sono leggermente diminuiti ma comunque meno rispetto a quello che è accaduto in Italia.
La segretaria generale Ester Lynch ha affermato: “Dalla pandemia, le buste paga dei lavoratori europei si sono ridotte nonostante i profitti aziendali siano aumentati vertiginosamente. Gli amministratori delegati e gli azionisti sono diventati più ricchi mentre le persone che lavorano per lunghe ore con mansioni pesanti faticano a nutrire le proprie famiglie e riscaldare le proprie case. Nonostante ciò, molti politici hanno fatto pagare il prezzo di questa crisi ai lavoratori. Le elezioni europee devono rappresentare un punto di svolta. È tempo di politiche che affrontano la causa numero uno di questa crisi, l’avidità aziendale, e garantiscano condizioni eque per i lavoratori”.